domenica 31 luglio 2011

L'essenza dell'assenza, bar la Bajada, Alghero

Less is more? Chi si accontenta gode. Ovvero per accompagnare una buona birra tedesca meglio l'offerta di patatine discount e arachidi appassite o niente di niente? Qui vige la seconda scelta...obbligatoria. Il tuo stomaco brontolerà ma a fine serata nessun effetto collaterale da salatino indigesto. Passati i tempi della conduzione rosa e prospe(rosa), austerità e autarchia hanno ridotto all'osso il servizio. Categorie protette: teutonici, albionici, studenti caffeinomani ed ex mariani.
Bonus: barista dotato di favella
Malus: barista dotato di favella
Voti della Palmanana
Ambiente: 7
Servizio: 6

Piazzetta Antonio Sanna, Alghero

domenica 24 luglio 2011

Cos’è uno spazio pubblico?


















Diciamo uno spazio la cui fruizione è accessibile a tutti. Almeno potenzialmente.
Alcuni spazi pubblici possono essere lasciati a libero accesso, di altri l’accesso lo si può o deve  regolare (per esempio perché se siamo in troppi a usarlo contemporaneamente nessuno può goderne adeguatamente o lo si mette a rischio).
Alcuni spazi pubblici possono essere dati in concessione a privati per ricavarne vantaggi di altro tipo rispetto all’uso pubblico.
Gli spazi pubblici non possono essere ceduti ai privati per definizione: privatizzati cessano di essere spazi pubblici (oh yes!).
Parliamo degli spazi che debbono essere regolati: se la pressione su di essi è eccessiva, può essere opportuno riservarne l’uso solo ad una quota delle persone che vorrebbero usarli o visitarli (una mostra, le grotte di Altamira): in generale, per mantenerne l’accesso non discriminante le regole non devono favorire a-priori nessuna categoria (ricchi, giovani, maschi, forti, …); si può usare il democraticissimo sorteggio, il chi “prima arriva”, la prenotazione.
Per gli spazi dati in concessione, il ritorno al pubblico può essere diretto o indiretto: il concessionario può pagare una somma (ad esempio il costo del plateatico, che l’amministrazione pubblica può, ad esempio, destinare agli asili-nido o all’assistenza agli anziani) o determinare con la sua attività un vantaggio anche alla città, ad esempi con l’incremento dell’occupazione, o assumere l’onere della gestione di alcuni servizi (che so: chi ha la concessione di un tratto di spiaggia può occuparsi della pulizia di un tratto di spiaggia libera) o entrambe le cose.
Ogni volta che la concessione risulta meno vantaggiosa di quanto potrebbe essere si ha una appropriazione indebita, tanto più odiosa perché sottrae benessere non a un altro privato, ma alla collettività e ai più deboli tra essi; una buona amministrazione calcola attentamente e dà ragione puntualmente di ognuna di queste scelte.
C’è di più: qualche volta è opportuno e necessario che si lavori a rendere più accessibili spazi che sono pubblici sono potenzialmente, che so ripulendoli dai rifiuti o liberandole da barriere architettoniche o fisiche; ancor di più: alcune volte gli spazi pubblici vanno costruiti come presidio della democrazia e dell’uguaglianza (ad esempio quelle meraviglie della democrazia viva che sono le biblioteche).
E infine c’è da dire che la gestione degli spazi pubblici può essere spesso affidata (o lasciata) all’attività diretta di una comunità che la faccia propria e la amministri, purché con apertura e senza appropriazione esclusiva.
Vi domanderete: che c’entra con Alghero, il suo centro-storico e con i locali.
C’entra, c’entra, come dimostra questo elenco di parole: plateatico, sosta, silenzio, pulizia, lavoro nero, prezzi, fogne, depuratore, amici dei politici, clientele, paesaggio, sedersi, passeggiare, chiacchierare, … 
E poi Piazza dei mercati. Spiaggetta del Solaio.
Un aiuto a trovarne altre, please! (xyz)

domenica 17 luglio 2011

Canguri e birre (moltissime le birre)

“Uei, ragazzi,  non vorremo mica insegnare a saltare ai canguri.”
















Con questa frase l’allora Ministro ci ha proposto la sua famosa lenzuolata di liberalizzazioni.
Avrà avuto ragione o torto. O un po’ ragione e un po’ torto.
Fatto sta che ora non ci sono più distanze minime tra esercizi dello stesso tipo e vincoli di licenze.
Ma non è vero che non si possano, in certe condizioni e in certi luoghi, fare piani commerciali.
È vero invece che in alcuni casi questi piani servono.
Così come si possono usare incentivi e vincoli.
Perché serve un piano commerciale ad Alghero?
Perché ci sono troppi locali dello stesso tipo in centro storico.
Perché essi attirano d’estate una folla spropositata, producendo un casino mai visto, e  sporcizia e rumore, occupando direttamente e indirettamente tutti gli spazi pubblici, privatizzandoli in modo selvaggio, e perché non attirano nessuno fuori stagione, anche quando restano aperti.
Invece, ce ne sono troppo pochi nelle immediate vicinanze.
Si potrebbe essere severissimi con i plateatici in centro storico e molto aperti nelle zone limitrofe: i lunghi lungomare (e ne riparleremo in un prossimo intervento), i giardini (come diremo qua sotto), i quartieri “di spalla” (che potrebbero essere resi belli con poco); severissimi con gli orari e i decibel in centro storico e molto elastici subito fuori (in quelle zone dove non vivono persone),  si potrebbero incentivare negozi di qualità in centro e anche, e soprattutto.  favorire giovani artisti e artigiani perché vi si installino (e sarebbero attrattivi non solo d’estate), si potrebbero pensare giardini che non siano imitazioni ridicole delle reggia di Caserta, ma spazi utilizzabili, tutto l’anno dai bambini e d’estate e nelle notti d’estate come “giardini della birra” (con birre poco care).
Si potrebbero avere regole certe per l’uso degli spazi pubblici che ne lascino liberi moltissimi (e dovremmo pensare a che fare delle troppe macchine) e molte romantiche panchine dove godere della bellezza (al posto delle catapulte, brutte e sciocche, chissà quante panchine e quanti amori …), si potrebbero recuperare altri spazi sotto e oltre i bastioni.
Si potrebbero avere zone della città a diverse velocità, a diversa intensità, a diversa rumorosità: permeabili e non separate, ma ciascuna con i suoi tempi.
Si potrebbe, ma non con questi amministratori. (xyz)

mercoledì 13 luglio 2011

Arrocco tarocco, ristorante "Le tre torri", Alghero

Tra porta a terra e la torre sul mare si erge ancora una terza torre che pochissimi chiamano per nome, e sotto, la sera, è un fitto accampamento di tende leggere che si dispiega dove una volta c’erano le mura, i fossi. Drappelli di turisti al meritato rancio annusano l’aria con l’indice teso, che dubitoso oscilla tra le labbra e le lavagnette dei menu, nell’incertezza della mossa. Poi tocca alle dame del "Tre torri" servire le carte e le improbabili ceramiche fatte a foglio: tre cameriere sollecite ed altere, come fossero una persona sola tre volte riflessa, tre lustri invecchiata ogni volta. Ecco, ora si sfila una rete di reciproci imbarazzi, un rito di timidezze e malcelati intrighi nel dispensare vivande unte di sughi pesi. E tu, manducante turista al lume delle lampe, subisci il fascino e il disagio del gioco, tu incauto, mentre ti pasci dell’aria brezzolina.
Sopra il conto che la padrona compila a fine pasto, i seni sporgono troppo, mettono a disagio.
Bonus, Il mare non si vede, ma fa la sua parte nello stordimento felice della sera.
Malus, Il caffè va preso alla pasticceria vicina, ma è troppo tardi per grattarne la vetrina.
Voti della Palmanana

ambiente 7,5
servizio 6 e mezzo
cucina 6

Largo San Francesco, 6, Alghero

lunedì 11 luglio 2011

Tra partenze e ritorni, Bar dei Giardini, Alghero

C’è chi rinuncia allo spettacolo del mare pur di cercar rifugio all’ombra dei giardini: ti aspetteresti popoli dalla pelle bianchiccia, spruzzata d’efelidi e schiumette parasole, intolleranti alle luci delle primavere. Insieme ai pochi pendolari dei pubblici trasporti, è gente che gratta nell’attesa la rete stirata di pvc: non sa aspettare si disfi l’eterno cantiere, perciò staziona sui muriccioli di contorno al negato parchetto e piano piano cederà alle lusinghe delle porte a vetri. 
Ecco: di là dei tre gradini, lontano dagli effluvi amari degli autobus, finalmente, accaldati giramondo a sorbir bibite dentro il modesto ritaglio di natura lastricata a cemento, anche loro sognando accessibili palme, ma ignari della nostalgia dei doviziosi aperitivi d’un tempo, cavati dal cuore dei sardi ospitali e dalle coratelle del sempre caro maiale. 
Intangibile ai fenomeni del caldo e del freddo, fatto pietra, il volto dell’odierno barman sta dietro il bancone, solitario, come muretto  indifferente alle tenerezze del sedere altrui, sempre egualmente inerte allo strusciare di quelli che tornano, di quelli restano.
Bonus, Un bar serve anche a questo ristoro dell’attesa, a far più sopportabile il fardello del viaggio che ti spetta… o no?
Malus, Si è dato aspetto di lucente efficienza, ma il cuore dell’ospite, proprio, non è più quello di una volta.
Voti della Palmanana
Ambiente: 6
Servizio: 6

Via Catalogna, Alghero

giovedì 7 luglio 2011

La notte è piccola per noi …

Il bello delle città è che ci vivono persone diverse.
Ho degli amici che insegnano e studiano urbanistica e quel che mi dicono è che uno dei grandi obiettivi degli urbanisti è realizzare le condizioni perché persone diverse per reddito, interessi, età, stili di vita, religione, etnia, ..., possono viverci e possano interagire (un’interazione che non sarà mai priva di conflitti, ma che se è una città è ben progettata e ragionevolmente giusta, sarà possibile e feconda).
E quel che serve è un buon progetto, sono piani intelligenti e flessibili, regole semplici e condivise e l’uso della ragione e della forza per farle rispettare.
Queste regole riguardano la localizzazione degli esercizi, l’uso degli spazi pubblici, la distribuzione degli eventi, le norme di esercizio (a che ora si chiude, in che contenitori si vende la birra, il numero di decibel massimo, …).
L’ordine è in parte casuale, a parte che all’ultimo posto c’è l’azione che viene per ultima (non la meno importante, ma quella che viene dopo le altre e che funziona solo se ci sono le altre).
Cosa servirebbe per Alghero mi piacerebbe raccontarlo ai “lettori” della palmanana in quattro puntate, una per ciascuna “regola” più una che parlerà di cosa vuol dire una città ragionevolmente giusta.
Ma solo se interessa…(xyz)

lunedì 4 luglio 2011

Doppi prezzi, doppi servizi?

Come algherese acquisito godo anche io di questo privilegio.
E, tutto sommato, mi fa comodo.
Parlo del famoso, e molto chiacchierato, doppio prezzo all’algherese.
C’è del buono e c’è del cattivo (anche ad Alghero, come in Danimarca).
Non è insensato che i pubblici esercizi pratichino uno sconto ai clienti abituali.
Uno sconto che può assumere ad esempio la forma: “paghi, anche da seduto, il prezzo delle consumazioni al banco”.
Rientra nella “politica” dell’esercente e potrebbe essere una prassi estesa agli ospiti fuori stagione (una sorta di happy season).
Quel che fa scandalo è il doppio prezzo all’insù; ovvero gli algheresi pagano quel che devono e gli altri un delta in più (un delta la cui determinazione è spesso lasciata all’intelligente occhio del cameriere).
Ma quel che fa davvero scandalo è – come per gli aperitivi – la scarsa qualità del prodotto e del servizio.
Un atteggiamento predatorio che è poco lungimirante e che è nemico della “destagionalizzazione”.
Quando riusciremo a convincerci che uno degli elementi-chiave per attrarre persone, quando non lo fa da sola la natura, è il passa-parola, anche quello telematico?
Temo mai. (xyz)

venerdì 1 luglio 2011

Fischia il vento. L'ambat caffè, Alghero


Il primo amore non si scorda mai, come la vista del plateatico verso sud-sud Sardegna. Semplicemente un bar da aperitivi ma, almeno, se chiedi crodini, gingerini e chinotti non ti guardano come un afro nell'Illinois. Ci sarebbe pure il B&B al piano superiore, il coordinamento però con il bar non è perfetto.

Bonus, In caso di maltempo una delle due salette interne contiene comodi divani.
Malus, Prezzi medio-alti soprattutto in stagione estiva.
Voti della Palmanana
Ambiente: 7,5
Servizio: 6,5

Bastioni Colombo 1, Alghero