mercoledì 22 giugno 2011

Un codice genetico à la carte, tra Clint Eastwood e Russel Crowe. Bar (trattoria) delle Ninfe, Alghero

Cosa avvince nello stesso destino un figlio e un foglio, sul ballatoio di un saloon sardo che sovrasta la spiaggia a pochi metri dal bagnasciuga, al centro di una baia che fu già florido porto romano? D’inverno come d’estate, a mezzo giorno o a notte fonda, entrambi sfidano tramontana e scirocco, mareggiate e gelate; impassibili ai leoni agostani e ai cani randagi, ignari della ressa e della solitudine, scrutano l’orizzonte oltre le mamme con carrozzina armata, i racchettoni rompicoglioni e le mucillaggini, (quando ritornano). Stanno lì eterni, Raffaele, il figlio del padrone, e il foglio del Menù, anch’esso parto di sua mamma, la cuoca delle retrovie: il primo dorme in roulotte, dietro al ristorante anche nella stagione fredda, quando calano i pinguini dalle terre corse e i lupi mannari dall’entroterra algherese; il secondo ‘figlio’ ingiallisce ma non molla, non cambia da anni, da sempre, da quando hanno inventato le melanzane alla parmigiana e l’homo sapiens ha scoperto il fuoco per friggere i calamari. C’è dell’epico in questa fedeltà al menù preparato dalla madre sotto il tetto costruito dal padre, un comune destino di figliolanza tra cibo e Dna, un codice genetico che si tramanda su carta, una carta che si fa discendenza, fratelli su una lingua di terra salgariana, a testimoniare che passano le nuvole e si alternano i soli, ma che non tutto cambia sotto il cielo sardo, anzi, ad insistere contro la corrente e a urlare contro vento, che per fortuna “Todo non cambia”. Per gli avventori che invecchiano con loro, il menù può essere declamato meglio di come Gassman leggeva Dante, con fierezza pari quasi alla declinazione della formazione di Italia Germania (e per favore non chiedeteci di quale anno!) o di Italia Brasile: in attacco a sinistra spaghetti alle vongole, a destra, spaghetti al sugo di melanzane (ma politicamente è chiaramente il contrario), al centro, patatine fritte o insalata verde, in difesa calamari fritti, o parmigiana, in porta la crema catalana, arbitra il jukebox all’angolo destro della sala. Provate ad andarci alla mezza e a restarci fino alla notte, vi sentirete come Jekyll e Mr. Hide. Solo che di giorno vorreste far fuori tutta la pipinara, come Clint Eastwood in Gran Sassari che nella sua veranda sbevazza birra Ichnusa tutto il tempo, e di notte vorreste fare l’amore sul bagnasciuga, come Russel Crowe, mentre sussurrate parole in latinorum alle conquistate ninfe venute dal nord. (Giaccophil)
Bonus, Telefonando prima, potreste mangiare dell’ottimo pesce fresco a prezzi accessibili.
Malus, Piatti e servizio di plastica, dal jukebox escono spesso dei mostri.
Voti della Palmanana:
Ambiente: 8
Servizio:8
Cucina: 8
Pineta Mugoni, zona Porto Conte, Alghero

3 commenti:

  1. Continuo a reputarti uno sfigato ...la vecchiaia è una brutta bestia...la solitudine peggio...

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  2. non è un gran commento, ma se proprio non c'è niente di meglio da dire...
    Oh saggezza dei popoli, oh terra di Sardegna! Quomodo sola sedet civitas...

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  3. Io ci mangiavo gia negli anni 80 quando li davanti affittavo i pedalò. Raffaele mi pare avesse all'epoca meno di 10 anni...mi ricordo quando faceva inc...re il padre e veniva inseguito da una bottiglia di birra ichnusa (vuota meeno male), Bei tempi...un bel piatto di pasta e uno di calamari fritti una birra o del buo vino il tutto di fronte al mare.....l'enorme città campeggio sulla spiaggia e le feste la sera...........bei tempi (sigh) ciaoo

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