venerdì 24 agosto 2012

Il Bar dei fratelli Caria ama la mamma e la polizia

Per spiegarci il Bosone, i fisici del Cern, hanno usato la metafora della stanza piena da attraversare. Quell'inafferrabile pieno declinato nello spazio interstellare è Bosone. Per spiegare il bar dei fratelli Caria non serve la metafora, le stanze del locale son sempe vuote. È un vuoto contemporaneo però, una volta quel bar era pieno (di uomini e bosoni). La nostra certezza si basa su segnali inequivocabili. Il primo: il bar in oggetto, come altri bar di prima periferia, che non hanno voluto o potuto rinnovarsi ma che stanno cercando, per oscuri motivi di resistere, hanno perso per lutto la propria clientela. Due: all'interno del bar persiste un iper arredamento, posaceneri, sedie e tavolini che oramai nessuna tocca, nessuno usa e nessuno sposta. Tre: lungo le pareti del bar sono appesi , con chiodi che tengono a malapena il peso, delle cornici. Segni inequivocabili di un vissuto, di una passione, di una frequentazione da bar, appunto. Quattro: dietro il bancone liquori dei bei tempi andati fanno ancora orgogliosa mosra di se. Tanto che qui il Biancosarti fa ombra alla ditta Martini. Cinque: la faccia del barista, in ogni ruga una storia da raccontare, peccato che non ci sia più nessuno ad ascoltare.
Bonus: il biancosarti ci fa sempre venire in mente Telly Savalas nel tenente Kojak.
Malus: le poche sedute esterne si contendono lo spazio con le automobili parcheggiate un po' ovunque.
Voti della palmanana
Ambiente: 6/7
Servizio: 6+

Bar Caria, via G. Palomba 20, Alghero

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