
“Ciù post is mel che uàn”, diceva
il poeta bagnante. In questo caso “uàn” sta per il bar, “ciù”
per il ristorante: si entra dal
primo per convergere sul secondo. Poi per continuare, si ordina il
primo, oppure la pizza e si passa al secondo. Lo diciamo subito: da
provare le patate fritte, segni inconfondibili ci fanno pensare che
siano tagliate a mano (una rarità in Sardegna). Cucina generalista
(dalla camionista puttanesca alla borghesissima spigola) abbondante,
fresca e ben cucinata. Una simpatia verace nel servirla, merce rara
nella Riviera di cui prima. Ma appunto qui siamo, per fortuna, ad
Olmedo, lontani una inezia da Alghero. Interessanti piatti composti,
menù tematici, pizze davvero buone, completano l'orchestra. Peccato
per la televisione sempre accesa, ingombrante e chiassosa padrona di
casa.
Seconda
gita. A dieci chilometri da Olmedo e venti da Alghero c'è il paese
campagnolo di Uri.
Cerchiamo il ristorante di Ciù Mario.
Ancora un “ciù”, perdonateci, ma questo si traduce in zio. Uri è
famosa per i carciofi e per il ristorante di zio Mario, che però
cucina pesce. Mario però non l'abbiamo mai visto, la gestione è
rigorosamente sarda ovvero matriarcale. La discesa è da brivido, la
rampa che ci conduce all'interno è per automobili, il locale infatti
non è dissimile ad un parcheggio coperto. Noi però siamo cercatori
di sostanza, sian qui per riempirci (bene) la panza di paranza e non
badiamo a simili inezie. Facciamo bene, perché se abbiamo prenotato,
anche solo mezz'ora prima, ci troviamo un ricchissimo antipasto di
mare già in tavola. A quel punto possiamo solo proseguire: con i
primi di scoglio e con i secondi di lenza. Mirto offerto dalla casa.
Non cercate i dolci è sotto forma di packaging
industriale. D'estate si può cenare anche fuori dal...“garage”.
Terza
tappa, trenta chilometri da Alghero: Montresta,
ovvero alla ricerca
dell'oro nero. Nel bar della piazzetta in salita, nel banco frigo, in
basso a sinistra della barista, si cela un tesoro inaspettato:
bottigliette a piede libero di chinotto Neri a 1,80 euros al collo.
Se non le avessimo portate di persona alle nostre labbra mai
c'avremmo creduto. Il nostro consiglio è presentarsi a Montresta in
4 (più eventuali riserve), occupare il calcio da tavolo (nota bene:
si gioca gratis) sfidarsi per una buona mezz'ora ed infine
sorseggiare l'antico liquido nero. p.s. Per noi, con il chinotto
Neri, in Sardegna, è il primo incontro. Ad ogni modo per i
continentali non feticisti c'è pure dell'ottimo prosecco d.o.c. In
serata il bar si apre in pizzeria e su prenotazione anche in
ristorante. È d'obbligo ordinare la famosa pasta (fatta in casa)
montrestina "Sos Pipiriolos”.
Purtroppo né nel bancone, né nelle vetrinette del bar compare il
leggendario pane
bistoccu di Montresta
(grande orgoglio del Sindaco!). Ma chiedetelo e vi sarà dato.
P.s. Per ritornare
ad Alghero, fate la litoranea c'è da scommetterci che vi
piacerà.
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